La Riserva Naturale «Valli del Mincio»
Problemi di conservazione
L'evoluzione del bosco
Occorre ricordare che, come tutte le zone umide, anche le Valli del Mincio sono ambienti in evoluzione, soggetti a continuo accumulo di masse vegetali al suolo e nell'acqua. Gli ambienti si trasformano, all'acqua si succede il pantano, al pantano il canneto e il cariceto; il terreno via via si consolida per divenire boscaglia e quindi foresta.
La fase evolutiva finale della Valle è quindi il bosco umido parzialmente inondato, di cui abbiamo uno splendido esempio nel vicino Bosco della Fontana.
Perché ostacolare il processo naturale di evoluzione della palude ?
La risposta è semplice: le nostre esigenze di sviluppo impongono un rigido controllo delle dinamiche fluviali ed i corsi d'acqua, regimati ed incanalati, non causano più le inondazioni che un tempo ricostituivano paludi e stagni e rigeneravano le zone umide. A noi spetta la responsabilità di conservare, con una gestione attiva, le aree più ricche di biodiversità di tutto il pianeta, oggi gravemente minacciate ed in forte riduzione in tutto il mondo.
L'abbandono
Il canneto e il cariceto erano un tempo oggetto di coltivazione. La raccolta delle erbe palustri era eseguita manualmente con attrezzi tradizionali nei mesi invernali; seguiva la bruciatura delle stoppie e delle canne inutilizzate, in modo da favorire il ricaccio primaverile. I canali venivano scavati ed in tal modo veniva favorita la circolazione dell'acqua. Queste attività, riducendo l'accumulo di residui vegetali sul suolo paludoso, rallentavano l'interramento e la trasformazione delle palude in terre emerse. La coincidenza di interessi tra le attività locali e l'ambiente garantì un buon equilibrio per lungo tempo; ma queste antichissime attività sono ora in fase di abbandono e l'unica pratica colturale ancora diffusa è la bruciatura, incontrollata, condotta su ampie superfici e spesso oltre il mese di febbraio, con dannosi effetti sulla fauna già in nidificazione e sulla vegetazione stessa, già in fase di ricrescita.
L'acqua
La riduzione del deflusso dal lago di Garda e l'utilizzo dell'acqua per l'irrigazione dei campi limitano drasticamente le portate d'acqua nel Mincio, favorendo così fenomeni di eutrofia e accentuando la naturale tendenza all'interramento. La regimazione idraulica impedisce le piene che un tempo periodicamente sommergevano la valle e davano origine a nuove aree umide, in sostituzione di quelle che naturalemnte si evolvevano a bosco.
La combinazione di questi fenomeni ha contribuito fortemente a facilitare la messa a coltura delle paludi, rendendo questi ecosistemi sempre più fragili e delicati.
Il peggioramento della qualità dell'acqua, dovuto a molteplici cause (scarichi civili, industriali, agricoltura intensiva), è inoltre all'origine della scomparsa o rarefazione di molti animali e vegetali legati alle acque limpide e ossigenate e contribuisce anch'esso ad accelerare l'interramento della palude.
La presenza del fior di loto
Introdotto nel Lago Superiore nel 1921, il fior di loto si è diffuso senza controllo in tutte le Valli, sostituendosi alla vegetazione acquatica naturale, di elevato valore ecologico. Ora quasi completamente eliminata, questa pianta costituiva grave fattore di compromissione per la riserva.
Le parti aeree del fior di loto si innalzano sul pelo dell'acqua più di un metro, formando un tappeto monotono ed impenetrabile, assai povero di fauna ed inadeguato a far da sostegno per i nidi galleggianti; lo sviluppo della vegetazione sommersa è ostacolato dal completo ombreggiamento svolto dalle grandi foglie del loto.
Là dove la pianta espandendosi viene in contatto con il canneto, invadendone completamente il bordo ed ogni ansa, scompare l'importante ambiente di passaggio tra il canneto e l'acqua libera.
La presenza della nutria
Questo grosso roditore, originario del Sud America, è comparso da alcuni decenni nel Mantovano, così come altrove, per fughe accidentali da allevamenti o per incauti rilasci dopo la perdita di valore economico della pelliccia.
La sua massiccia presenza nelle Valli ha creato notevoli problemi alla vegetazione acquatica di cui si nutre; l'effetto più evidente si è avuto sulla castagna d'acqua, che era praticamente scomparsa dalla Riserva, dove prima costituiva delle immense distese galleggianti.
Dopo intensi e sistematici interventi di controllo della Nutria, effettuati dal Parco in collaborazione con gli abitanti, la pianta ha rioccupato vaste superfici e sono stati fortemente ridotti tutti i negativi effetti del roditore sugli ecosistemi acquatici.
(Estratto dall'opuscolo "Le Valli del Mincio",
testi di Marcella Ghidoni, Cesare Martignoni, Susanna Perlini,
Parco del Mincio - marzo 2000)
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